Roma, 25 gennaio ‘17 (comunicato stampa) “Le Regioni auspicano una disciplina unitaria del settore ‘Spettacolo dal vivo’, soprattutto per rispondere ai numerosi cambiamenti che abbiamo registrato in quest’ultimo decennio”, lo ha dichiarato Gianni Torrenti, Coordinatore della Commissione Beni e attività culturali della Conferenza delle Regioni (Assessore della Regione Friuli Venezia Giulia) durante l’audizione in Commissione Istruzione Pubblica del Senato. “Ma questo obiettivo va raggiunto con il concorso e la partecipazione delle Regioni. L’idea di un codice dello spettacolo sembrerebbe invece presupporre una disciplina organica che può correre il rischio di comprimere la competenza delle Regioni. Siamo convinti quindi che sia necessario uno strumento unitario, ma rispettando il limite della competenza concorrente per cui chiediamo da subito al Parlamento e al Governo che si ponga attenzione particolare a quello che sarà il prosieguo dell’iter di questa legge. In particolare è indispensabile che il decreto o i decreti legislativi che attueranno la delega siano assunti non sulla base di un semplice parere ma d’intesa con le Regioni. Al riguardo basterà ricordare – prosegue Torrenti – quanto è avvenuto per altre importanti leggi delega, varate dal precedente Esecutivo, a seguito delle pronunce della Corte Costituzionale”.
Entrando poi nel dettaglio Torrenti ha ricordato alcune criticità che con questa delega sarebbe opportuno affrontare in modo più efficace: il tema delle fondazioni lirico sinfoniche e della loro difficoltà a reperire finanziamenti; il coinvolgimento non solo dei giovani ma anche dei bambini nel percorso educativo; la possibilità di una maggiore fruizione dello spettacolo dal vivo delle persone con disabilità sensoriali.
Infine, nel documento, approvato dalla Conferenza delle Regioni il 19 gennaio e lasciato agli atti della Commissione si sottolineano una serie di temi che potrebbero essere affrontati dalla nuova disciplina:
– definizione più precisa delle varie tipologie di beneficiari dei finanziamenti statali, prevedendo anche la drammaturgia contemporanea compaia nei programmi dei teatri nazionali (tenuti distinti dai Teatri di rilevante interesse culturale);
– ruolo centrale all’educazione e, conseguentemente, alle scuole;
– più internazionalizzazione, anche nelle stagioni ordinarie;
– obbligo della rotazione degli incarichi di amministratore e direttore;
– misure a favore dei territori svantaggiati;
– maggiore circolazione delle opere, anche di quelle commercialmente meno attraenti;
– valorizzazione degli accordi di programma e dei connessi cofinanziamenti Stato Regioni;
– estensione della misura c.d. “tax credit” a favore dell’edilizia teatrale in senso ampio.
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