L’incentivo nato per sostenere la nascita di nuove attività imprenditoriali nelle regioni del Mezzogiorno, fino ad ora riservato alle imprese, viene ampliato anche ai professionisti con la legge di Bilancio 2019. All’agevolazione, che consiste in un finanziamento fino a 50mila euro per la creazione di nuove attività (fino a 200mila euro in caso di società), sono ora ammesse le attività libero-professionali, purché i soggetti richiedenti abbiano massimo 45 anni. Per ottenere il finanziamento, però, l’età non è l’unica limitazione da tenere in considerazione.
Trattandosi di una misura contenuta in un piano per il rilancio del Mezzogiorno (Dl 91 del 2017), è riservata ai residenti nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia o a coloro che vi si trasferiscano entro 60 giorni dalla comunicazione dell’esito positivo dell’istruttoria, gestita da Invitalia. I 60 giorni raddoppiano se dall’estero si decide di far rientro in una delle regioni sopraelencate. Inoltre, l’attività deve avere sede legale e operativa in una delle regioni menzionate.
Il finanziamento copre le spese per l’avvio di una nuova attività. Più nel dettaglio, sono ammesse le spese per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili, per l’acquisto di impianti, macchinari, attrezzature e programmi informatici e per le principali voci di spesa utili all’avvio dell’attività.
Contributo a fondo perduto e in conto interessi
Una parte del finanziamento è a fondo perduto e copre il 35 per cento dell’investimento.
La restante è demandata ad un finanziamento bancario, garantito dal Fondo di Garanzia per le Pmi, i cui interessi sono interamente coperti da un contributo in conto interessi. Dunque, si tratta di un prestito a tasso zero e va rimborsato entro otto anni dalla concessione del finanziamento, di cui i primi due anni di pre-ammortamento.
Gli studi professionali devono essere di nuova apertura
C’è, però, una limitazione molto severa con cui i professionisti devono fare i conti: nei dodici mesi che precedono la richiesta di agevolazione non devono essere stati titolari di partita Iva per un’attività analoga a quella per la quale si richiede il finanziamento. A poter beneficiare dell’agevolazione, dunque, possono essere, ad esempio, i professionisti, ex dipendenti di uno studio, che decidono di aprire uno studio proprio.
Inoltre, al momento dell’accettazione del finanziamento e per tutta la durata del rimborso dello stesso, il beneficiario, a pena di decadenza, non deve risultare titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Istanze inviate a Invitalia
Le istanza di accesso alla misura, corredata da tutta la documentazione relativa al progetto imprenditoriale, va inviata attraverso una piattaforma dedicata sul sito di Invitalia, che opera come soggetto gestore della misura per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri. Invitalia provvede alla relativa istruttoria, valutando anche la sostenibilità tecnico-economica del progetto, entro 60 giorni dalla presentazione dell’istanza (i tempi sono sospesi in caso di richiesta di integrazioni). Le istanze possono essere presentate fino ad esaurimento delle risorse. Le domande vengono esaminate in base all’ordine cronologico di arrivo.
Nel 2018 l’invio delle istanze è stato possibile a partire dal 15 gennaio (se interessati, conviene tener d’occhio il sito di Invitalia).
Massimo 200mila euro per le società
Nel caso in cui l’istanza sia presentata da più soggetti già costituiti o che intendano costituirsi in forma societaria, l’importo massimo del finanziamento erogabile è pari a 50mila euro per ciascun socio, fino ad un ammontare massimo complessivo di 200mila euro.
Le risorse
La misura, partita nel 2017, conta su un importo complessivo fino a 1.250 milioni di euro. La delibera Cipe numero 74 del 7 agosto 2017 ha assegnato alla misura 715 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020, con la seguente articolazione annuale: 36 milioni di euro per il 2017; 100 milioni di euro per il 2018; 107 milioni di euro per il 2019, 308,50 milioni di euro per il 2020; 92 milioni di euro per il 2021; 22,50 milioni di euro per il 2022; 18 milioni di euro per il 2023; 14 milioni di euro per il 2024 e 17 milioni di euro per il 2025. Con successiva delibera numero 102 del 22 dicembre 2017, il Cope ha assegnato la residua quota di 535 milioni di euro, di cui 180 milioni di euro per l’anno 2018, 355 milioni per l’anno 2019.
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