In 10 anni, il credito d’imposta francese per le produzioni cinematografiche ha prodotto risultati positivi non solo per l’industria della settima ma anche per lo Stato, che a fronte del mancato gettito ha visto aumentare le entrate provenienti dall’indotto e l’impiego di risorse umane. In un frangente in cui nel Paese d’oltralpe si discute di ridimensionare il sostegno pubblico, il CNC (Centre national du cinéma et de l’image animée) sdogana le cifre della leva fiscale che, secondo l’ente responsabile dell’erogazione dei contributi statali al comparto, solo nel 2013 ha avuto un costo di 42 milioni di euro ma un ritorno di ben 129 milioni in termini di imposte dirette e un effetto propulsivo per quanto riguarda l’occupazione.
Tra il 2005 e il 2013 il contributo indiretto è stato concesso a oltre 900 film di iniziativa francese per un costo di circa 390 milioni di euro. La misura ha fatto però aumentare la percentuale dei giorni di ripresa svolti sul territorio nazionale dal 65% del 2003 al 75% attuale, mentre si stima che per ogni euro di incentivo ne siano stati spesi 11,6 sul territorio francese.
Stando alle stime del CNC il guadagno collettivo derivante dal credito di imposta sarebbe dunque inconfutabile, mentre l’unica nube all’orizzonte sarebbe legata alla competitività del meccanismo in confronto agli incentivi offerti da altri Paesi. Confrontando le condizioni e l’ammontare del tax credit messo a disposizione da sette Stati europei, quello francese è risultato il meno allettante per le produzioni straniere, in termini strettamente finanziari e di severità delle norme a regolarlo. È dunque possibile che anche la Francia si lanci nell’arena dell’attrazione delle grandi produzione hollywoodiane al pari di altre big europee come Germania e soprattutto Inghilterra, che grazie a una lunga tradizione di incentivi fiscali e per ovvi motivi linguistici ha dato i “natali” a un gran numero di kolossal degli scorsi anni.
Fonte Cineguru.biz e www.lesechos.fr
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