Alfabetizzazione musicale già dalla scuola dell’infanzia, potenziamento alle Medie degli indirizzi musicali, ampliamento dei Licei musicali a livello territoriale, reintroduzione dell’educazione musicale in tutte le tipologie di scuola Superiore. Sono alcuni degli interventi proposti nel Piano Nazionale per la Musica (“Musica nella scuola per la formazione del cittadino”) presentato dal Comitato nazionale per l’apprendimento della musica, presieduto da Luigi Berlinguer, nella sede del ministero dell’Istruzione.
Alla presentazione dell’iniziativa – che si inserisce nell’ambito della consultazione su “La Buona scuola” – hanno partecipato come testimonial i musicisti Paolo Fresu, Danilo Rea, Paolo Damiani, oltre a numerosi esponenti di istituzioni musicali e culturali.
«Vogliamo dare un contributo, anche con la competenza dei musicisti coinvolti, affinché le pagine de “La Buona scuola” siano tradotte in fatti operativi» ha spiegato Berlinguer ponendo l’accento sul piacere di ascoltare musica dopo averla studiata: «è tutt’altra esperienza».
«Parlare di musica non significa soltanto collocare i nostri grandi protagonisti della storia musicale italiana nello scenario nazionale e internazionale. Ma significa anche – ha affermato il ministro Giannini – apprendere un linguaggio, quello appunto universale della musica intesa come una delle capacità cognitive dell’uomo, delle manifestazioni e produzioni culturali più straordinarie e più diffuse e universali che si possano immaginare».
«Imparare subito la familiarità con uno strumento, fare musica, non soltanto studiarla, è una delle priorità della “Buona Scuola” – ha aggiunto il ministro definendo l’iniziativa – un bellissimo contributo, uno di quei contributi che in questi mesi stiamo raccogliendo in tutta Italia con oltre 100 eventi programmati».
Il Piano illustrato prevede una massiccia formazione in servizio di tutti gli insegnanti coinvolti (con la collaborazione di Conservatori e Università), un accordo quadro Stato-Regioni che promuova, tra l’altro, una stretta collaborazione con il ministero dei Beni culturali e l’apertura ai privati.
«Sarà fondamentale – è stato spiegato – l’apporto fornito da Fondazioni, enti lirici, bande, corsi, scuole di musica, associazioni di genitori e di volontariato, sponsor».
Per introdurre lo studio della musica nel primo biennio delle Superiori si propone l’uso della quota flessibile di orario e, per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali, si potrebbero sviluppare sia gli aspetti relativi al settore della costruzione degli strumenti, sia quelli inerenti al mondo dell’organizzazione, comunicazione, editing e promozione musicale, sia quelli della diffusione della musica tramite i media digitali.
Fonte: La Stampa
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