17mila strutture popolate da 1,4 milioni di allievi, tra i 4 e i 20 anni, un vero esercito che cresce in modo esponenziale e senza alcuna regolamentazione. Sono questi i numeri delle scuole di danza oggi in Italia: “Attualmente ci sono circa 17.000 scuole, e parliamo di quelle documentate, senza considerare che esistono anche piccole realtà di cui non siamo a conoscenza. Ci sono veri eserciti di giovanissimi ballerini che non avendo sbocchi professionali aprono scuole di danza creando in tal modo una concorrenza enorme con quelle già esistenti”. Amalia Salzano, responsabile Agis per la formazione, riassume così all’Adnkronos la situazione in cui versano attualmente le scuole di danza italiane. “Le scuole di danza continuano a espandersi senza alcun controllo, e le famiglie iscrivono i propri figli senza avere parametri né garanzie che il lavoro sul corpo del futuro ballerino sia ben fatto. Non ci sono leggi per tutelare questo fenomeno e Federdanza/Agis si sta impegnando con il Ministero della Salute, Miur e Mibact per studiare una soluzione a questo grave problema di mancanza di regolamentazione nel mondo della danza”, sottolinea Salzano. Ad oggi non esiste ancora una legge che disciplini l’insegnamento della danza: chiunque voglia insegnare la disciplina può farlo in base al fatto che ”l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” come recita l’articolo 33 della Costituzione Italiana. Nonostante in Italia i fondi riservati alla danza siano limitati e l’intero settore abbia registrato battute d’arresto, negli ultimi anni le scuole che formano giovani ballerini sono aumentate in modo esponenziale, una percezione avvalorata dai numeri. “Le scuole sono in continua concorrenza ed evoluzione, ma prive di qualsiasi regolamentazione afferma Salzano- chiunque può aprire una scuola di danza e insegnare senza avere un titolo valido per l’insegnamento. Considerando un campione di ragazzi tra i 4 e i 20 anni, nelle 17.000 scuole presenti sul territorio sono presenti circa 1.400.000 allievi”. “Mediamente in una scuola di danza ci sono circa 80 allievi -continua Salzano- in proporzione alla grandezza della città e al numero degli abitanti. Va sottolineato, inoltre, che la danza è sostenuta economicamente e seguita anche come pubblico dalle famiglie. Considerando quindi anche i genitori, il totale della popolazione che ruota intorno al sistema privato delle scuole di danza è di circa 4.200.000 persone”. Gli unici titoli riconosciuti dallo Stato per insegnare danza sono rilasciati dall’Accademia Nazionale di Danza, istituita nel 1948, e che con la legge 508/99 è entrata a pieno diritto nell’ambito dell’alta cultura, divenendo Istituto di Alta Formazione Artistica di livello universitario. Ciò significa che nessun percorso professionalizzante è sostenuto e riconosciuto dallo Stato per la formazione dei danzatori classici e contemporanei, tranne quello dell’Accademia Nazionale di Danza, unico istituto che possa rilasciare attualmente anche diplomi di danzatore riconosciuti dallo Stato. Nonostante i fatti che hanno coinvolto l’ex direttrice dell’Accademia Nazionale di Danza, Margherita Parrilla, iscritta nel 2013 nel registro degli indagati della procura per abuso d’ufficio e falso, e in seguito prosciolta da ogni accusa dalla Corte dei Conti del Lazio nel 2014, negli ultimi tre anni, l’istituto non ha subito flessioni per quanto riguarda le iscrizioni. “Attualmente contiamo circa 500 allievi, che vengono a studiare in Accademia da tutta Italia -dice Giovanna Cassese, commissario dell’Accademia Nazionale di Danza- Sono tantissimi i ballerini che escono dalla scuola e diventano étoiles e primi ballerini in ogni parte del mondo, come Giordana Maura, solista al Teatro di San Carlo, Simona Ferrazza al National Ballet Academy di Amsterdam, Caterina Rago che lavora a New York nella Martha Graham Dance Company, Beatrice Libonati, danzatrice e collaboratrice di Pina Bausch, Riccardo Massimi, che ha ballato in moltissimi teatri, molto alla Scala in ruoli solistici, e come partner di Carla Fracci, e Petra Conti, étoile al Boston Ballet. Il titolo che si consegue presso la nostra Accademia è l’unico che abilita all’insegnamento nei licei coreutici. Si tratta di una scuola selettiva, e per accedere ai corsi c’è un esame d’ammissione”. “La formazione che offre l’Accademia non riguarda solo l’aspetto tecnico, ma anche quello teorico -continua Cassese- Riteniamo infatti che il ballerino debba essere un artista completo. Certo, nonostante la danza sia un settore in crisi, in Italia esiste un panorama molto vasto e articolato per quanto riguarda le scuole. L’Italia dovrebbe puntare di più sulle arti e sulla formazione dei giovani e ci dovrebbe essere più collegamento tra la formazione e la produzione di giovani ballerini che vanno incentivati”. La danza ai tempi della crisi non segue regole precise e gli allievi più talentuosi possono scegliere di intraprendere un percorso formativo di alto livello nelle scuole di ballo degli enti lirici, che in Italia sono tre: quella del Teatro alla Scala di Milano, la Scuola del Teatro dell’Opera di Roma e quella del Teatro di San Carlo di Napoli. Queste scuole offrono un percorso formativo professionale per tutti i giovani che aspirano a diventare future étoiles. Tuttavia, il diploma di danzatore rilasciato dalle scuole delle fondazioni liriche al termine degli 8 anni di studio non è riconosciuto dallo Stato italiano, ma è valido per accedere alle audizioni delle principali compagnie internazionali. Sebbene sulle ali dei futuri ‘cigni’ gravi il peso di un settore in forte crisi, sono molti i giovani che ogni anno tentano fortuna nelle scuole e nelle accademie di danza: “Le iscrizioni all’Accademia si mantengono stabili -dice il direttore della Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, Frederic Olivieri- Quest’anno si sono presentati in 400 alle audizioni e ne sono passati 20 nella prima fase”. “Ora sono 50 i ragazzi in lizza per entrare all’Accademia ma dopo le selezioni di giugno ne rimarranno la metà. Gli allievi della scuola di ballo sono al momento 192 -specifica Olivieri- mentre 245 sono le allieve del corso di propedeutica alla danza classico-accademica, e il corso per insegnanti conta 32 persone”. “In Italia sono tante le scuole di ballo ed è un bene che ci siano così tante realtà a livello nazionale che permettono di insegnare questa disciplina ai giovani, purché siano di ottima qualità -prosegue Olivieri – La danza, del resto, dà un’educazione unica e completa perché insegna non solo a lavorare con il corpo, ma anche disciplina, rispetto e apertura alla musica. Gli insegnanti devono essere preparati e consapevoli della responsabilità che hanno nei confronti dei giovani, devono avere una conoscenza anatomica e psicologica approfondita e garantire un’ottima qualità della didattica”. Secondo il direttore dell’Accademia del Teatro alla Scala, tra i ballerini che hanno conseguito il diploma l’anno scorso, il 98 per cento ha trovato lavoro: “Su 36 diplomati 34 hanno già trovato un impiego, la maggior parte alla Scala -precisa Olivieri- Molti dei nostri allievi fanno esperienza già durante il loro percorso formativo, partecipando a balletti e opere che richiedono un grande numero di ballerini.” “Non si può negare che sia un periodo difficile per la danza, molte compagnie chiudono, ma sono ottimista per quanto riguarda il futuro della danza in Italia. Certo, i ragazzi che formiamo dovrebbero rimanere e portare alto il nome del paese, ma spesso scelgono di partire. E’ bene fare un’esperienza all’estero e soprattutto è fondamentale che i ragazzi trovino la compagnia più adeguata alle loro esigenze” conclude Olivieri. Tuttavia, i problemi legati all’assenza di una regolamentazione delle scuole di danza non finiscono qui. Se per diventare ballerino a livello professionale ci vogliono mediamente otto anni, possono aumentare fino a diventare dieci o undici nelle istituzioni private: “Nelle scuole private non c’è frequenza assidua come nelle scuole professionali -dice Salzano- non c’è selezione e spesso gli allievi non seguono un programma fitto, per questo spesso si tendono a superare gli 8 anni”. Ogni scuola di danza prevede inoltre costi diversi, che variano in relazione alla collocazione della scuola, a seconda che si trovi in una grande città o in un paese o in base alle dimensioni della struttura e al numero di ore di lezione impartite settimanalmente. L’Accademia Nazionale di Danza ad esempio, prevede gli stessi costi di un’università pubblica che si aggirano attorno ai 1.000 euro annuali, mentre la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala stabilisce rette annuali che variano dai 3.100 euro per i corsi dal primo al terzo anno, e che scendono a 2.300 per il settimo: “La scuola prevede anche molte borse di studio -ricorda Olivieri- che negli anni sono aumentate”. Diversa la realtà delle scuole legate a compagnie private di danza, come quella della Compagnia Danza Estemporada di Sassari: “Mediamente abbiamo 100 allievi l’anno, e i costi per i corsi vanno dai 40 ai 60 euro al mese -afferma Livia Lepri, direttore artistico della Compagnia Danza Estemporada- facciamo anche formazione per lo spettacolo, quindi i ragazzi che intendono studiare danza per diventare insegnanti, danzatori e coreografi possono fare il piano di studi da noi”. “La nostra fondazione è sostenuta e riconosciuta dal Ministero per i beni e le attività culturali, dal comune di Sassari e dalla Regione Sardegna per la realizzazione degli spettacoli e per il sostentamento della compagnia -continua Lepri- mentre per quanto riguarda i corsi di danza, la compagnia si finanzia da sola”. “Spostandosi dal centro verso il nord i costi sono più elevati -afferma ancora Salzano, responsabile Agis per la formazione- mentre al sud le scuole diventano meno costose. E’ logico che una grande struttura con lezioni frequenti e un numero maggiore di docenti ha costi più elevati di una scuola più piccola. Quelle legate agli enti lirici, quindi la Scuole di Danza del Teatro alla Scala di Milano, del Teatro dell’Opera di Roma e del San Carlo di Napoli hanno sicuramente costi più elevati di una scuola in provincia”. Quanto al futuro delle aspiranti étoiles, in molti casi i giovani diplomati preferiscono cercare fortuna nelle più importanti istituzioni europee, da Vienna a Parigi: “I ballerini migrano sempre più spesso all’estero -sottolinea Salzano- i corpi di ballo in Italia sono allo sfacelo, gli sbocchi professionali pochissimi”. “I giovani ballerini possono trovare fortuna solo in una serie di compagnie private che ricevono contributi ministeriali, come i corpi di ballo degli enti lirici ad esempio, ma anche loro hanno sempre problemi di sopravvivenza -conclude Salzano- I talenti oggi preferiscono l’estero, come la Germania, l’Austria o la Francia, soprattutto per quanto riguarda la danza classica”. Sulla stessa lunghezza d’onda Livia Lepri: “Ogni anno sforniamo circa 6 danzatori che possono decidere se continuare la loro carriera all’interno della nostra Compagnia o andare all’estero -afferma la direttrice della Compagnia Danza Estemporada- Ultimamente sono molti i ragazzi che scelgono di restare in loco, sapendo che possono trovare un lavoro all’interno della Compagnia. Questo riguarda la danza contemporanea, sulla quale è incentrata la nostra didattica, mentre chi intende proseguire con la danza classica o altre discipline è costretto ad andare all’estero”. “E’ importante far sapere ai giovani che decidono di avviare una scuola di danza che non è una fucina di sogni -aggiunge Lepri- e senza conoscere la burocrazia e gli aspetti imprenditoriali l’attività è destinata a morire”.
Articolo pubblicato il 07/05/2015 su www.adnkronos.com
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