Community Media Research, in collaborazione con Intesa Sanpaolo per La Stampa,ha realizza l’Indagine LaST (Laboratorio sulla Società e il Territorio) che si è svolta a livello nazionale dal 25 novembre al 7 dicembre 2015 su un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia, con età superiore ai 18 anni. Gli aspetti metodologici e la rilevazione sono stati curati dalla società Quantitas. I rispondenti totali sono stati 1.378 (su 12.981 contatti). L’analisi dei dati è stata riproporzionata sulla base del genere, del territorio, delle classi d’età, della condizione professionale e del titolo di studio. Il margine di errore è pari a +/-2,6%. La rilevazione è avvenuta con una visual survey attraverso i principali social network e con un campione casuale raggiungibile con i sistemi CAWI e CATI. Il documento completo è visitabile presso www.communitymediaresearch.it e www.agcom.it
Accade di possedere qualcosa di valore, ma di non rendercene conto. Abbiamo una ricchezza, una fonte di risorse (potenziali), ma non sappiamo utilizzarla in modo fruttuoso. Così avviene per il nostro patrimonio artistico, architettonico e culturale in generale. La quotidianità nell’incrociare palazzi, piazze, siti, monumenti andando al lavoro, piuttosto che passeggiando per i centri delle nostre città, li rende usuali: fanno parte del nostro paesaggio. Ma è quando andiamo in un paese estero che possiamo considerare quanta e qual è l’abbondanza di ricchezze diffuse di cui disponiamo. Oppure quando un sito archeologico è danneggiato dall’incuria nostra o da visitatori maldestri e maleducati. O ancora quando un turista straniero si meraviglia per la quantità di opere presenti. Per un paese come l’Italia che non dispone di materie prime pregiate, la storia ci ha lasciato un insieme di “risorse estetiche” che hanno poche eguali al mondo. E che se fossero ben utilizzate, potrebbero generare (e già oggi lo fanno) una parte significativa del PIL.
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