Sulle proposte di legge riguardanti la statizzazione degli ex Istituti musicali pareggiati, la Conferenza delle Regioni ha approvato un documento nel corso della riunione del 16 ottobre, il 14 si era svolta un’Audizione sullo stesso argomento presso la Commissione Istruzione pubblica del Senato. Di seguito il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni, che è stato pubblicato nella sezione Conferenze del sito www.regioni.it :
PROPOSTE DI LEGGE RIGUARDANTI LA STATIZZAZIONE DEGLI EX ISTITUTI MUSICALI PAREGGIATI (S322, S934, S 972) Audizione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome presso la Commissione Istruzione pubblica, Beni culturali, Ricerca Scientifica, Spettacolo e Sport del Senato
Le Regioni, unitamente ad ANCI ed UPI, hanno più volte sollevato la questione relativa agli ex Istituti musicali pareggiati, trasformati dalla legge n. 508 del 1999 in Istituti superiori di studi musicali, per i quali non è stata ancora avviata la statizzazione prevista dalla legge medesima.
Si tratta di Istituti equiparati in tutto ai Conservatori statali ad eccezione della provenienza dei finanziamenti, essendo i primi esclusivamente finanziati dagli Enti locali e i secondi dallo Stato. Infatti i costi del personale docente e non docente di tali istituti, nonché la gestione delle strutture, spesso sottoposte a vincoli dei beni artistici, con costi molto rilevanti di messa in sicurezza e manutenzione, ricadono per la quasi totalità sui bilanci dei Comuni e delle Province, ove tali istituzioni hanno la loro sede.
La pesante situazione economica, i consistenti tagli e i vincoli imposti ai bilanci degli Enti locali, stanno mettendo in serio pericolo lo svolgimento delle normali attività di questi Istituti che, in alcuni casi, rischiano la chiusura. Infatti la gran parte di essi, a seguito dei tagli ai trasferimenti agli enti locali, vengono privati in tutto o in gran parte delle risorse indispensabili.
20 Istituti in tutta Italia, 7.500 allievi, con oltre 800 tra insegnanti e personale non docente, sono concretamente a rischio soppressione, con evidenti gravissimi danni al corpo docente, agli studenti e alle loro famiglie, alle città interessate. Attualmente i Comuni sostengono costi pari a circa 39 milioni di euro.
La questione negli anni è stata più volte sottoposta all’attenzione dei Ministri competenti, della Presidenza del Consiglio e degli organi parlamentari, che ne hanno condiviso le preoccupazioni e motivazioni, senza però aver individuato una positiva soluzione della vicenda che, oltre a prevedere tempi e modalità certi per l’avvio della statizzazione, dovrebbe necessariamente prevedere un finanziamento che accompagni tale percorso e consenta nel frattempo a tali istituti di sopravvivere.
Tutto ciò premesso, con riferimento alle proposte di legge attualmente all’esame della Commissione Istruzione pubblica del Senato, le Regioni condividono pienamente la volontà di avviare finalmente il percorso di statizzazione che consenta il passaggio del personale allo Stato in tempi certi e ritengono – in linea con quanto sostenuto dall’ANCI – che ciò debba avvenire con contestuale e proporzionale riduzione degli oneri fino ad oggi sostenuti dagli Enti locali ed assicurando, comunque, una adeguata presenza delle istituzioni AFAM sui territori. Si tratta, infatti, di Istituti conosciuti ed apprezzati non solo a livello nazionale, che rappresentano un importante patrimonio culturale ed una tradizione storica per il nostro Paese e per i territori che li ospitano, che va salvaguardata.
Preliminarmente si rileva come in tutte le proposte di legge presentate manchi la previsione di risorse aggiuntive finalizzate a sostenere la prevista statizzazione.
Ciò potrebbe comportare l’allungamento dei tempi necessari a completare il processo o addirittura compromettere il raggiungimento dell’obiettivo stesso.
Nello specifico degli articolati si svolgono le seguenti considerazioni
– La previsione: “
il personale docente amministrativo e ausiliario con contratto a tempo indeterminato venga posto in sovrannumero nei ruoli dello Stato con assorbimento sui posti dell’organico che si rendono disponibili“
considerato che tecnicamente si definiscono in sovrannumero i docenti di ruolo senza cattedra mentre, nel caso specifico, si tratta di docenti che hanno la cattedra ma che sono in attesa del riconoscimento del ruolo statale, sarebbe opportuno eliminare l’espressione “in sovrannumero”, in quanto la stessa potrebbe configurare la chiusura di una classe e il ricollocamento sui posti disponibili dei Conservatori. – la previsione:
porre a carico dello Stato le spese relative all’attività di stampo accademico e a carico degli Enti Locali le spese relative ai corsi di formazione musicale di base.
da un lato penalizza gli Istituti medesimi sminuendone di fatto l’offerta didattica complessiva, dall’altro appare anche di difficile attuazione in quanto la formazione musicale di base dovrebbe essere svolta nell’ambito dei licei artistici.
– E’ assolutamente condivisa la previsione
secondo cui la convenzione, tra il Miur e gli attuali enti finanziatori, che dovrà definire le modalità, i tempi e le procedure per il subentro dello Stato nei rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo agli Istituti statizzati, nonché il mantenimento dello status di Istituto superiore di studi musicali statale autonomo ovvero la trasformazione in sede decentrata di un altro Istituto superiore di studi musicali statale, sarà effettuata in funzione della valutazione di requisiti quali la dimensione, il numero di cattedre, il numero di studenti, la vastità del territorio geografico che costituisce il bacino di utenza, l’assenza di istituzioni analoghe nel territorio di riferimento.
Si concorda, infine, con l’ANCI nel non condividere la previsione di ridurre i trasferimenti statali in favore degli Enti locali in misura pari alle spese da questi sostenute nell’anno precedente quello dell’effettivo trasferimento del personale. In questo modo, infatti, gli Enti locali continuerebbero in sostanza a sostenere economicamente gli Istituti.
Fonte www.regioni.it
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