In tempo di crisi, anche il cinema francese si prepara ad affrontare un futuro di ristrettezze economiche. Il Centre national du cinéma et de l’image animée (CNC) ha annunciato la sua volontà di stabilire un tetto massimo agli stipendi degli attori, dei registi, degli sceneggiatori e dei produttori, giudicati sproporzionati e non sempre in linea con i risultati ottenuti al botteghino. Anche se queste nuove misure colpiranno l’insieme dei professionisti del settore, a farne le spese saranno soprattutto le star del grande schermo, colpevoli in questi ultimi anni di aver collezionato troppi flop e di aver percepito dei cachet altissimi. Secondo delle indiscrezioni pubblicate sul quotidiano economico ‘Les Echos’, il CNC avrebbe già stabilito per il prossimo anno una griglia per fissare i parametri da utilizzare per i compensi. Per un budget inferiore ai 4 milioni di euro, la retribuzione prevista non potrà superare il 15% dei costi di produzione (l’equivalente di 600.000 euro). Tra i 4 e i 7 milioni, invece, il cachet si limiterà all’8%, mentre tra i 7 e i 10 milioni il tetto massimo sarà fissato al 5%. Per le realizzazioni che supereranno i 10 milioni di euro, la remunerazione è stata stabilita a 990.000 euro. Questo tetto massimo verrà applicato alla persona e non alla professione: nel caso in cui un attore dovesse coprire anche il ruolo di regista o sceneggiatore, i compensi non saranno cumulabili e la cifra totale dovrà rispettare i parametri stabiliti. Se questi punti non dovessero essere rispettati, la società di produzione perderebbe l’intera somma prevista. Naturalmente queste nuove regole non potranno essere applicate a quelle pellicole che godranno interamente di finanziamenti privati: in quel caso non ci sarà alcun limite e le imprese potranno gestire liberamente il loro budget. Per capire meglio le ragioni di questa decisione, bisogna analizzare la struttura e il funzionamento dell’industria cinematografica francese, collocandola al giusto posto all’interno dell’economia culturale del paese. Il CNC è un organo pubblico appartenente al ministero della cultura. I fondi stanziati, però, non provengono dal ministero, bensì dalle tasse applicate all’interno del settore. Grazie a questa organizzazione, sono gli addetti ai lavori a finanziare l’intero ramo, creando così un circolo economico di ridistribuzione di capitale. Tra le tasse applicate, la più importante è quella sui biglietti del cinema, che comprende il 10,7% del prezzo di ogni entrata (per i film porno la percentuale lievita fino al 50%). In questo modo, tutti i film, anche quelli stranieri, sono costretti a contribuire al budget della CNC. Si tratta di un’organizzazione creata in Francia già dal primo dopoguerra e considerata come un esempio nell’industria internazionale della settima arte. Il problema sorge nei casi in cui le grandi produzioni ottengono il sovvenzionamento previsto prima di far uscire il film nelle sale, permettendosi così di pagare cifre altissime alle vedette nazionali, indipendentemente dal successo che avrà la pellicola. Adottando questo nuovo metodo, il CNC cerca di responsabilizzare l’industria della settima arte, imponendo un sistema di autoregolamentazione volto a equilibrare l’attività. Così facendo, si dovrebbero evitare gli sprechi e gli investimenti sregolati, che attualmente stanno minando la salute e al reputazione del settore. Grazie a questi nuovi criteri, il cinema francese potrà ampliare i propri orizzonti, aprendosi a piccole realtà con nuovi attori e registi, che potranno godere di aiuti più concreti rispetto a quelli attuali. I recenti flop di pellicole come Un plan parfait con Danny Boom o Marsupilami con Jamel Debbouze hanno sollevato non poche critiche da parte di pubblico ed esperti. Le cifre astronomiche sborsate per attori come Vincent Cassel, Gerard Depardieu e Marion Cotillard non sempre hanno avuto il ritorno economico previsto. A questi insuccessi si aggiunge poi una crisi generale dovuta a una drastica riduzione degli investimenti. Nel 2014 c’è stato un abbassamento del 20% rispetto all’anno precedente, specialmente nel campo delle piccole produzioni. Rispetto al 2013, il calo c’è stato anche nel numero delle pellicole prodotte: 177 contro 193. La polemica sui cachet stratosferici era già stata lanciata nel 2012 da Vincent Maraval, cofondatore della società di distribuzione Wild bunch e produttore del fortunato The Artist, che sulle pagine di Le Monde aveva violentemente criticato il sistema di remunerazione degli attori, che spesso si rivelavano dei flop al botteghino. In un articolo intitolato Gli attori francesi sono pagati troppo!, Maraval scriveva: «Constatazione unanime: i film sono troppo cari. Dopo l’America, la Francia detiene il record del mondo del costo medio di produzione: 5,4 milioni di euro (mentre quello di un film indipendente americano si aggiro attorno ai 3 milioni)». Ora che la CNC sembra aver preso la sua decisione in merito, Maraval ha preferito non commentare, limitandosi a postare un tweet dove esprimeva il suo appoggio a queste nuove misure. L’annuncio di questi nuovi provvedimenti ha avuto un riscontro favorevole tra gli addetti ai lavori. Produttori, distributori e associazioni hanno appoggiato le nuove disposizioni, felicitandosi con il CNC per aver finalmente adottato delle misure che potranno armonizzare l’aspetto finanziario e mettere un freno agli sprechi. Frederic Goldsmith, delegato generale dell’Associazione dei produttori cinematografici (APC), ha commentato la notizia positivamente, ricordando che «questa misura prova la responsabilità che la professione vuole assumere per gestire i costi, fissando per la prima volta dei limiti di remunerazione degli attori». Nonostante questo sostegno generale, non sono mancate le critiche, arrivate da alcune categorie che risentiranno inevitabilmente di queste nuove disposizioni. Prima fra tutte, quella degli agenti delle star, che non hanno preso molto bene le riforme annunciate. Elisabeth Tanner, presidente del sindacato degli agenti, ha accolto favorevolmente la volontà di voler regolamentare l’aspetto economico del settore, ma ha espresso il suo dissenso nei confronti delle misure annunciate. In un’intervista a ‘Le Monde’ ha dichiarato che «un film è un prototipo. Ognuno ha una sua storia. Le nuove regole non saranno giustificate in tutti i casi». Per tutta risposta, Marc Missioner, Presidente dell’APC, ha controbattuto a queste parole ricordando che «quello che gli agenti possono perdere con la riduzione dei cachets, verrà compensato con un aumento delle entrate». Questo botta e risposta tra le due parti ha messo in evidenza la ferma volontà da parte delle istituzioni di voler regolamentare un settore che necessita trasparenza e stabilità, soprattutto agli occhi del pubblico, che in un periodo di crisi come questo non ha certo voglia di assistere a sprechi. Le riforme del CNC, però, non si fermano qui: per il 2015 sono già stati annunciati altri provvedimenti che riguarderanno l’abbassamento dei costi di produzione e l’obbligo di rendere pubbliche le spese e le entrate di ogni pellicola.
Fonte l’Indro
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